italiano brasile: Merica! Merica!

Carestie sull'Appennino - Polenta e Pellagra

dal libro "Maggiolungo" di Marco Porcella.
L'Appennino ligure-emiliano, dal quale partivano i "birbanti" e gli "orsanti", era da secoli un'area di miseria dove la gente a metà 800 viveva secondo Jacopo Virgilío in "tane anguste, muri che paiono impeciati, tanto il fumo li ha anneriti, niuna pulitezza, niun riguardo di salubrità; imposte senza vetri, suolo senza lastrico, giacigli orribili... ". La resa del frumento era pessima ("tre volte la semente") e l'alimento di base, per mesi e mesi, era la castagna. Ogni tanto arrivava una carestia. Allora, scrive Giovanni Baroni in una cronaca che si ferma nel 1857, "fichi appena ne assaggiarono gli abbittatori presso alla marina. Nelle montagne non si assaggiarono ne di questi ne di uve, appena qualche pera, e qualche pomo. Non vi furono faggioli, non vi fu melliga, e non vi furono castagne a segno che chi ne solea raccogliere delle 60 mine appena [ne] ebbe una, onde pochissimi ne seccarono, e le genti perciò non solo davano di bocca e vivevano di patate ma anche di radiche di erbe, ed arivarono (come si è udito à dirsi dagli antenati, che sia stato praticato altre volte) arivarono à macinare la radice secca delle ferecce, detta ferexa, per fare del pane, ed io l'ho assaggiato. Gran calamità, gran fame".

Il massacro dimenticato di Pontelandolfo

14 agosto 1861 di Paolo Rumiz
"Al mattino del giorno 14 ricevemmo l'ordine di entrare nel paese, fucilare gli abitanti, meno i figli, le donne e gli infermi, e incendiarlo. Subito abbiamo cominciato a fucilare... quanti capitava, indi il soldato saccheggiava, ed infine abbiamo dato l'incendio al paese, di circa 4.500 abitanti. Quale desolazione... non si poteva stare d'intorno per il gran calore; e quale rumore facevano quei poveri diavoli che la sorte era di morire abbrustoliti, e chi sotto le rovine delle case. Noi invece durante l'incendio avevamo di tutto: pollastri, pane, vino e capponi, niente mancava". Olocausto firmato dagli Einsatzkommando? No, soldati italiani, al comando di ufficiali italiani. E il villaggio non sta in Etiopia ma in Italia, nel Beneventano. Il suo nome è Pontelandolfo. Massacro a opera dei bersaglieri, data 14 agosto 1861, meno di un anno dopo l'ingresso trionfale di Garibaldi a Napoli. Pontelandolfo, nome cancellato dai libri perché ricorda che al Sud ci fu guerra, sporca e terribile, e non solo annessione.

Mèrica, Mèrica!

Da l'Itália noi siamo partiti,
Siamo partiti c´o i nostri onori
Trienta e sei giorni de machina a vapore
E nela Mèrica noi siamo arrivà.

Nela Mèrica noi siamo arrivati,
No abiam trovato n´è pàglia, n´e fieno
Abiam dormisto su´l nudo terreno,
Come le bestie abiam riposà.

E la Mèrica, l´è lunga e l´è larga
L´è circondata de monti e de piani

E co´la industria dei nostri italiani
Abiam fondato paesi e cità.

Mèrica, Mèrica, Mèrica,
Cosa serála sta Mérica ?
Mèrica, Mèrica, Mèrica,
L´è un bei massolino de fior.

Da Itália nós partimos/ Partimos com a nossa honra/ Trinta e seis dias de trem e vapor/ E na América nós somos chegados / Na América nós chegamos/ Não encontramos nem palha, nem feno/ Dormimos no solo nu/ Como animals repousamos// Mas a América é grande e é larga/É formada de montes e planícies/ E com talento de nossos italianos/ Fundamos vilas e cidades// América, América, América/ 0 que será esta América?/América, América, América/ Um belo ramalhete de flores.

quarta-feira, 27 de abril de 2011

Merica! Merica!